Per essere inteso nel suo significato più profondo,
il messaggio delle apparizioni di Ghiaie, ch’è donato “dall’alto“, oltre a un incessante impegno del pensiero,
chiede all’uomo d’intraprendere un itinerario di conversione, dal “mondo” all’interiorità perduta col peccato, per essere innalzato, nelle mani di Maria, alla Grazia di Dio, da dove lo stesso messaggio origina e si trova da sempre.
Itinerario ben esplicitato nell’apparizione del 21 maggio, passaggio cruciale fra la prima e la seconda parte del ciclo epifanico.
Nella quale abbiamo visto,
- al centro di una chiesa – immagine dell’anima umana,
- la Sacra famiglia – immagine della Santissima Trinità,
- e, verso la porta principale della chiesa, quattro animali – figure delle disposizioni dell’anima essenziali per nutrire l’amore di coppia e formare una famiglia – che pregano con lo sguardo rivolto alla Sacra Famiglia, ovvero a Dio Santissima Trinità.
Per capire meglio il significato di queste figure, in relazione alla chiesa, e dunque all’anima, torniamo a rileggere, più attentamente, la prima parte del racconto di Adelaide.
…nel punto luminoso si manifestò la Sacra Famiglia, vestita come ieri, in mezzo a una chiesa. Verso la porta principale c’era: un asino color grigiastro, una pecora bianca, un cane dal pelo bianco con macchie marroni, un cavallo del solito color marrone. Tutte le quattro bestie erano inginocchiate e muovevano la bocca come se pregassero.
Notiamo subito che i quattro animali,
sono inginocchiati, ovvero in un atteggiamento di “sottomissione” alla Sacra Famiglia, e dunque a Dio Santissima Trinità.
e pregano rivolgendo lo sguardo alla Sacra Famiglia, immagine, appunto, di Dio santissima Trinità.
Posizione grazie alla quale comprendiamo che, fin dall’origine, le disposizioni virtuose dell’anima, sono:
- ancorate, nella sottomissione e nella preghiera, al centro dell’anima stessa, dove abita, appunto, la Santissima Trinità,
- e dunque guidate dall’ “alto“.
La qual cosa permette di capire che
le disposizioni virtuose, liberamente orientate alla presenza di Dio e sottomesse alla Sua Volontà nella preghiera, ricevono dall’”alto” la comprensione e le decisioni da prendere,
e che, perciò, l’anima, rivolta all’interno e innalzata al di sopra di se stessa, non è condizionata dalle impressioni che provengono dall’esterno, ovvero dal corpo (come accade alle creature affondate nella natura).
Ma è libera. O meglio: “liberata“.
Questa lettura potrebbe bastare,
almeno per confermare l’ammaestramento sapienziale contenuto nell’apparizione del 21 maggio, grazie al quale la Madonna invita l’uomo a tornare alla condizione “liberata” dell’anima antecedente al peccato, affinché si conosca e agisca secondo la Grazia di Dio.
Ma, rileggendo la frase successiva a quella sopra ricordata,
a un tratto il cavallo si alzò e passando vicino alle spalle della Madonna, uscì dalla porta aperta e s’incamminò sull’unica strada che conduceva ad un campo di gigli, ma non fece in tempo a calpestarne quanti voleva…
siamo spinti a capire di più.
Perché sorge una domanda.
Ovvero: per quale motivo, di tutte e quattro le disposizioni virtuose – non l’umiltà raffigurata dalla pecora, né la pazienza raffigurata dall’asino, né la fedeltà raffigurata dal cane – ma proprio la forza vitale, raffigurata dal cavallo, inverte l’orientamento ed esce dalla chiesa, dirigendosi nel campo fiorito di gigli, simbolo della purezza, per calpestarli?
Cosa distingue il cavallo dagli altri animali?
La risposta si trova nei diversi colori che li rivestono.
La pecora, bianca come i gigli e le rose sui piedi della Madonna, rivela che l’umiltà, rivestita dalla Luce bianca della Grazia, rimane al centro dell’anima, distante dal corpo.
L’asino, grigiastro, ovvero privo di un colore definito, mostra che la pazienza si esercita indifferentemente nell’anima e nel corpo, che soffrono insieme, ovunque sorga un dolore, sia spirituale che corporale.
Il cane, dal pelo bianco con macchie marroni, ricorda che la fedeltà, illuminata dalla Grazia come l’umiltà, è legata anche al corpo (simboleggiato dal marrone delle macchie) e alla psiche, perché deve raccordare le tensioni contrarie, dell’anima e del corpo.
Da questi tre animali, il cavallo si distingue nettamente perché, tutto marrone, rivela che la forza vitale può essere richiamata dalle impressioni esterne e affondare totalmente nelle forze del corpo, capaci di potenziarsi fino a diventare istinto cieco e ridurre la psiche e l’anima a puro suo strumento.
Non a caso, lo spirito maligno ha esercitato sui progenitori la seduzione, inducendoli a operare un’inversione nell’orientamento della forza vitale dall’anima al corpo, e dunque a separare la fecondità spirituale (che scendendo dall’alto avrebbe afferrato il corpo) da quella fisica, esponendola all’ira di Dio (Gen. 3,16 – Ap. 12,2)
Seduzione che lo spirito maligno continua ad operare sull’uomo del nostro tempo, sospinto anch’egli a un’inversione nell’orientamento della forza vitale dall’anima al corpo e a commettere peccati d’impurità, che deformano l’immagine sacra ch’è chiamato a realizzare nell’amore di coppia, e negano la Redenzione operata da Cristo con la Sua Santa Passione e morte in Croce.
A questo proposito, ricordiamo:
- un passo della lettera di suor Lucia di Fatima al Cardinal Carlo Caffarra (Presidente fondatore del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia)
“…verrà un momento in cui la battaglia decisiva tra il Regno di Cristo e Satana sarà sul matrimonio e sulla famiglia.”.
- e un brano delle sue Memorie. Nelle quali, ricordando Giacinta al Rev.mo Vescovo di Leira, scriveva:
A volte mi domandarono se la Madonna in qualche apparizione ci indicò che specie di peccati offendevano di più il Signore, Orbene a quel che dicono, Giacinta a Lisbona nominò quello della carne. (Memorie di suor Lucia, Secretariado Dos Pastorinhos, pg. 109)
Alla luce di queste considerazioni si può dunque concludere che
confermando la profezia di suor Lucia, le apparizioni di Ghiaie, quale epilogo di Fatima, sono offerte come avvertimento celeste e baluardo provvidenziale nella battaglia decisiva tra il Regno di Cristo e Satana.
Gravissimo, perciò, è il rifiuto opposto, da parte dei Ministri Sacri della Chiesa, all’insegnamento sapienziale offerto dalla Madonna con le apparizioni di Ghiaie e alle sue dolorose esortazioni, di pregare per i peccatori ostinati che non pensano alla morte“; momento nel quale l’anima si separa dal corpo e, dinnanzi a Dio, può opporsi alla Redenzione, condannandosi alla perdizione eterna.
Per questo stesso motivo, corre altresì, l’obbligo di rammentare, con estrema severità, la concezione aberrante (mai rifiutata) dell’anima espressa dall’Inquisitore don Luigi Cortesi (fondata su una pseudo-scienza anticristiana, la Biotipologia di Nicola Pende, nota come scienza razzista) mediante la quale Adelaide è stata martirizzata e demolita la missione di salvezza delle anime chiesta dalla Madonna alla Chiesa.