Premessa.
Dopo aver temporaneamente interrotto le riflessioni per consentire ai Ministri Sacri di ritrovare la vera storia e il significato delle apparizioni al fine di riconoscerle come evento soprannaturale, proseguiamo fiduciosi il nostro lavoro, con un racconto su Candido, che, pur essendo all’origine della storia stessa (formando, dal principio, con Adelaide una coppia di anime mistiche, come tante altre che costellano la storia della Chiesa) viene “rimosso”, nonostante la sua persona, santa, sia modello per la Chiesa, in un momento di crisi profonda del sacerdozio.
Prima d’iniziare, invitiamo a leggere, in questo sito, “Padre Candido: l’offerta della vita”.
Ricordiamo inoltre, che, ordinato sacerdote nel 1959 nella Congregazione dei Missionari del Cuore di Maria, dopo 29 anni, nel 1988, Candido chiede di essere accolto nell’Ordine di san Domenico, dove percorre tutte le tappe, Postulandato e Noviziato, emettendo i voti solenni, a 64 anni, il giorno 11 settembre 1994; data d’inizio del nostro breve racconto, nel quale, con il pronome “lei” si indica la persona che lo ha accompagnato per tutto il tempo della malattia fino al suo ultimo respiro.
Il racconto.
Anche lei era presente quel giorno, alla cerimonia, ansiosa più degli altri di vederlo finalmente felice. Perché, più degli altri, sapeva bene quanto gli era costato ricominciare coi ragazzi del noviziato, nonostante fosse prete da 30 anni, e quale pena aveva conservato nel segreto del cuore, senza mai dire nulla. Per tutto il viaggio aveva temuto di scorgere ancora sul suo volto quel dolore nascosto. Ma nel vederlo finalmente tanto allegro, gioviale, sereno e fiero, si era rasserenata. Candido aveva distribuito a tutti, radioso in volto, abbracci e sorrisi; un po’ affaticato, ma veramente felice, proprio come colui che dopo una faticosa salita giunge in vista della vetta tanto agognata. E anche lei, quel giorno, come gli altri aveva nutrito nel cuore la speranza che tutto fosse passato, finalmente.
Nei giorni seguenti, però, l’apprensione aveva preso di nuovo il sopravvento quando non si era fatto trovare. E non solo da lei. Come avesse voluto nascondersi, Candido aveva evitato le visite, senza una ragione. Comportamento davvero incomprensibile, per quelli che ben conoscevano la sua carità verso tutti.
Ma non per lei, che aveva insistito, riuscendo infine, a strappargli una visita.
E di nuovo si era messa in viaggio verso il convento, ancor più ansiosa.
Una grande agitazione l’aveva tormentata per tutto il tempo, fino alla porta del convento, oltre la quale, non appena le era apparso, aveva capito. Dietro il sorriso allegro e buono, il suo volto scarno, segnato dal tormento di giorni trascorsi nel dolore, in totale solitudine, senza alcun sollievo, aveva confermato il suo timore.
– Sei pallido – gli aveva detto lei, incapace di celare il dispiacere.
– Sono solo un po’ stanco – le aveva risposto Candido – E’ solo una polmonite non preoccuparti.
Ma lei, accompagnandolo alla cella, aveva insistito, con tante domande.
E alla fine lui, costretto da tanta amorevole tenacia,
– Non vedo un dottore da oltre un mese – aveva ammesso.
A quella notizia, mossa da una profonda indignazione scaturita in lei dal profondo dell’anima, aveva continuato, senza sosta, fino a convincerlo a tornare al paese per curarsi.
– L’aria di casa di aiuterà. Ti rimetterai in salute, vedrai. Appena arriviamo a casa telefono a Flavia. Ti visiterà lei – gli aveva detto.
E alla fine Candido aveva ceduto.
Si era lasciato portare al paese, dove aveva ricevuto le cure, tornando in convento dopo un breve periodo, più riposato e meno sciupato in volto.
Erano bastati pochi giorni. Sembrava proprio si fosse ripreso dalla malattia. E di nuovo lei aveva sperato. Ma, a metà novembre, tutto era crollato di nuovo.
La telefonata di Flavia non aveva lasciato scampo:
– Candido è grave! Ha un tumore! Gli restano due mesi di vita!
Come una tempesta furiosa giunta all’improvviso, quell’annuncio l’aveva travolta spezzandole il respiro, ma non si era lasciata vincere, e subito l’aveva chiamato, al telefono, senza dir nulla ovviamente, per chiedergli come stava.
– E’ una ricaduta della polmonite – le aveva detto lui, cercando di non tradire la fatica del respiro nella voce, per tranquillizzarla. Lei però, non si era fatta vincere, e lo aveva esortato a tornare a casa per curarsi, senza tuttavia ottenere il suo consenso. Anche i giorni successivi lo aveva cercato, con insistenza, continuato a reiterare l’esortazione a tornare a casa. Respinta ogni volta da lui con dolcezza e amore, come faceva sempre quando lo straziava un grande dolore. Candido sembrava ormai deciso a far precipitare il suo ultimo tempo di vita in un’assenza incolmabile.
Ma dopo pochi giorni, era giunta, del tutto inattesa, la sua telefonata.
Le chiedeva aiuto.
E lei era ripartita, subito, preoccupata e allarmata al pensiero dell’inevitabile progresso di quella malattia terribile, questa volta senza apprensione perché ormai sapeva cosa fare.
– Metti un cappotto. Fa freddo e piove – lo aveva esortato dopo averlo aiutato a preparare la grossa valigia.
Candido non si era mosso subito. Prima di lasciare la cella si era guardato lungamente intorno come volesse cercare un’ombra nascosta, poi erano scesi in chiesa, dove si era inginocchiato all’altare maggiore che lui stesso aveva offerto al convento solo tre mesi prima, proprio il giorno della sua vestizione. E lei lo aveva atteso, ansiosa solo di uscire da lì.
Le importava unicamente riportarlo a casa, essergli vicina, proteggerlo, combattere con lui, e accompagnarlo nella malattia, senza far domande, perché continuasse a vivere nella terra natia, là dove la Madonna gli aveva confermato, per bocca di Adelaide, la vocazione sacerdotale. Per questo, aveva preparato una stanza ben arredata, sotto il tetto, come una cella: con un letto, un armadio, la statua della Madonna del Rosario e un tavolino bianco per dire la Messa.
Durante il viaggio di ritorno, Candido le aveva espresso il desiderio di poter avere un cagnolino per compagnia, come Lilly, che aveva sepolto con tanto dolore nella terra di Ari, e, arrivati a casa, le aveva domandato una gran croce sulla quale incollare le decine e decine di piccole reliquie di santi martiri raccolte nei suoi pellegrinaggi.
Quel lavoro, Candido l’aveva iniziato subito, inginocchiato sul pavimento della sua nuova cella, pregando il santo Rosario, col saio bianco di san Domenico, celebrando poi, la Messa, sul piccolo tavolo bianco, coi famigliari, sempre dinnanzi a quella croce, nella quale, il mistero della sua malattia, giorno dopo giorno, si era svelato:
quella croce rappresentava simbolicamente lo spazio sacro della grande storia della Chiesa, segnata dall’immenso sacrificio di tanti martiri, al quale Candido univa il proprio sacrificio, morendo, giorno dopo giorno, insieme a loro.
E lei, vedendolo pregare e soffrire dinnanzi a quella gran croce, giorno dopo giorno, col progredire della malattia, costretta ad avvicinarsi sempre più al suo corpo, aveva capito che doveva accompagnarlo, nella testimonianza di quel grande mistero d’amore, come una madre, a immagine della Madre Dolorosa che accompagna il Cristo alla Croce. Poiché quel corpo non era un corpo qualunque, ma il corpo di un altro Cristo, destinato al Calvario per la salvezza dei peccatori, e poi abitare coi vergini del Cielo.
Verità questa, che si è rivelata in tutta evidenza nei giorni precedenti la sua morte.
Molte volte in quegli ultimi giorni, seduto sulla carrozzina, guardando la finestra, gli occhi persi al cielo sopra la morena, Candido aveva continuato a ripetere: “Portami a casa! Portami a casa! Portami a casa!”.
Lei non capiva, e inutilmente chiedeva.
Sol quando, nella sua ultima settimana di vita, non riuscendo più ad alzarsi, si era preparato a lasciare il proprio corpo alla terra, e un gran profumo di fiori, di gigli in particolare, aveva riempito quella stanza, tutto si era chiarito. Quel profumo di gigli era rimasto nella stanza per tutta quella settimana e in quel profumo di gigli Candido aveva esalato l’ultimo respiro.
Era il segno della presenza della Madre Immacolata scesa in quella povera stanza per condurlo nell’ultimo tratto della via dolorosa fino alla Croce e dalla Croce in Paradiso.
In quei giorni era arrivata anche Adelaide a salutarlo.
Rimasta sola con lui nella stanza, nessuno, ovviamente, ha sentito quel che si sono detti.
Ma di certo non si può dubitare che col pensiero Adelaide gli ha chiesto di attenderla là dove la Madonna, attraverso di lei, gli aveva confermato la sua vocazione sacerdotale, perché poi, da lì, sarebbero saliti al fontanile dedicato ai santi martiri Quirico e Giulitta, e poi, su per la morena, fra arbusti e rovi di robinie e more, fino al ponticello sul canale, e poi ancora, di corsa, lungo il sentiero nel bosco, fino al grande prato dinnanzi al suo casolare, attesi dai bambini martiri per consacrare, col Fanciullo Gesù e la Mamma, la loro meravigliosa storia d’amore, scritta eternamente in Cielo, Che in quel prato li aveva uniti per sempre.
*
Le parole di padre Candido raccolte da un’anima religiosa, una settimana prima della morte.
Gesù! Gesù! Madre del dolore, sta per finire la passione, è l’ora dello spogliamento.
Gesù, l’uomo è solo con te.
Gesù! Quanti Giuda!
Solo, sempre solo, sempre solo, coi propri peccati, Gesù, sempre solo con Te, solo con Te!
Risorgerò! Sì, risorgerò!
E’ l’ora dello spogliamento. Solo la solitudine. Gesù saremo soli.
Il profumo, Voi lo sentite, devo fare la volontà di mio Padre. Gesù, solo con Tuo Padre, solo con Voi. Sono solo aiutami! Solo, nel dolore, c’è sempre Gesù.
Mamma mia! Solo, solo, solo!
Misericordioso Padre, quanto sei buono, io faccio sempre la tua volontà. Fino in fondo la miseria del peccato, così ora legami, portatemi a casa di mio Padre,
slegatemi…
*
Testimonianza del suo “angelo custode”
Due giorni prima di morire, padre Candido mi ha chiamato vicino al capezzale, mi ha preso il capo nelle sue mani e mi ha benedetto, dicendomi:
“Ti do la responsabilità come medico di Misericordia di essere come prima di seguire l’arcobaleno. Ti lascio la traccia della divina Misericordia. Piano, piano metteremo tutto a posto con la volontà di Dio”.
E poi guardandomi, disse:
“Ama, ama, ama, tutto e tutti”.
Padre Candido mi chiamava sempre: il mio angelo custode.
(All’inizio dell’articolo, parte di uno scritto di padre Candido dal titolo “piccolo grappolo”. Vedi in: “Padre Candido: l’offerta della vita”)
CROCE COMPOSTA DA PADRE CANDIDO CON RELIQUIE DI SANTI
PARTICOLARI DELLA CROCE