«Prega per i peccatori più ostinati che fanno soffrire il mio Cuore perché non pensano alla morte»
Questa è la frase con cui la Santa Vergine, nell’apparizione di Pentecoste del 28 maggio 1944, esorta tutti i peccatori, e dunque tutti gli uomini, a pensare alla morte (monito più che mai attuale in questo tempo in cui la morte viene esibita nel suo aspetto atroce, e senza ritegno, come uno spettacolo macabro nelle immagini della guerra).
Al fine di addentrarci brevemente alla comprensione di questa frase, occorre:
ricordare che la Santa Vergine dice questa frase,
- presentandosi con due colombi scuri e divaricati nelle mani,
- prima di esprime il desiderio che promana dal suo Cuore “di una Pace mondiale nella quale tutti si amino come fratelli.
e chiederci cosa lega la figura dei colombi scuri nelle sue mani con il pensiero della morte e con il desiderio della Pace Mondiale nell’amore fraterno.
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Iniziamo ad affrontare il tema proposto da tale correlazione ricordando la Verità Biblica sulla morte,
e cioè che:
all’inizio, Dio ha creato, per amore, l’essere umano come uomo e donna, prima coppia formata da Adamo ed Eva; la quale ha peccato meritando la morte, come castigo; che tuttavia Dio stesso ha voluto non fosse inesorabile conferendo alla morte il carattere della Misericordia mediante il Santo Sacrificio del Figlio, compiuto in unità con la Sua Santa Madre, l’Immacolata Sempre Vergine Maria, la nuova coppia formata dal Nuovo Adamo e dalla Nuova Eva; la quale ha ristabilito l’Ordine d’Amore Originario, trasformando la morte in confessione, purificazione e corredenzione, come mezzo per approdare alla vita del Cielo e contemplare di nuovo il Volto di Dio.
In riferimento a questa verità possiamo perciò comprendere senza difficoltà cosa rappresentano i colombi scuri e divaricati nelle mani della Santa Vergine.
Come abbiamo detto più volte:
nei due colombi neri e divaricati riconosciamo una coppia divisa, e dunque l’immagine del peccato, di ogni peccato, che rimanda al peccato commesso dalla prima coppia; e dunque la separazione da Dio provocata dal peccato; e dunque la nostra stessa condizione di peccatori.
E di conseguenza possiamo comprendere che:
esortando Adelaide alla preghiera per i peccatori che non pensano alla morte, invita, tutti noi, peccatori, a pensare alla morte, considerandola non più come castigo ma come strumento di Misericordia, per approdare, attraverso la confessione, la purificazione e la corredenzione, alla vita del Cielo e contemplare di nuovo il Volto di Dio.
Certo, come abbiamo altresì, più volte, ribadito:
il contrasto fra il nero dei colombi e il biancore delle mani della Santa Vergine appare davvero stridente; ancor più, fra la tendenza all’incontro delle Sue mani e la divaricazione delle teste dei colombi che guardano in direzioni opposte.
Soprattutto,
poiché c’identifichiamo – insieme a tutti i peccatori di tutti i tempi, carichi di tutti i loro peccati commessi fin dal peccato originale – nella figura dei colombi oscuri e divisi negli sguardi, che, nell’oscurità e nella divisione mostrano chiaramente le conseguenze provocate dal peccato che priva della Luce di Dio e ci separa da Lui,
- è difficile vederci nelle mani purissime della Santa Vergine, e credere che Ella sia conosciuta simile a noi peccatori, pur essendo la Purissima, Tutta di Dio, eternamente partecipe del Suo Essere Trinitario;
- e, ancor più, che Lei, l’Immacolata, sempre Vergine, tutta di Dio, abbia fatto esperienza della separazione da Dio.
Come dunque, colmare l’abisso fra la purezza di Maria e il nostro peccato, e capire il grande mistero di Misericordia e d’Amore rivelato da quest’immagine?
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C’è un’unica Via.
Quella insegnata da Nostro Signore Gesù Cristo.
- Occorre portarci al Calvario, dove, una volta giunti, dobbiamo, con coraggio, accostarci alla santa Vergine Maria immersa nel fuoco tremendo della sofferenza del Figlio che brucia ed estingue tutti i peccati del mondo.
- E accanto a Lei, sotto la Croce, assistere alla preghiera del Figlio che, nel dolore più atroce, perdona tutti i peccatori e riconsegna al Padre, con il Suo Spirito, lo Spirito della Madre (lo stesso per opera del Quale si è incarnato in Lei e Che L’ha unito a Lei per tutto il tempo passato sulla terra) affinché anche la Madre possa soffrire nello stesso modo, senza il minimo sollievo, per dimostrare, in unità col Figlio, contrariamente ai progenitori, l’amore incondizionato e la totale obbedienza al Padre.
- Vediamo allora, che Maria, sul Golgota, ha preso il nostro stesso volto, e, deprivata dal Figlio di ogni prerogativa, muore della morte del Figlio, separata da Lui, nella più totale oscurità e umiliazione, povera oltre ogni limite, sfigurata dal dolore.
- Comprendiamo così che proprio sull’immenso altare del Golgota, la Santa Vergine Maria, la Nuova Eva, ha sofferto, col Figlio, il Nuovo Adamo, Suo Sposo, la più terribile separazione da Dio, e dal Figlio stesso, Suo Sposo, affinché ogni peccatore sia salvato e possa riconoscere in Lei la Corredentrice, Madre della Misericordia.
Per questo – affinché si ricordi quanto dolore è costato il riscatto dei peccatori – la prima frase che, quel giorno di Pentecoste, in cui nasce la Chiesa, la Madonna dice ad Adelaide riguarda la salvezza delle anime.
“Prega per i peccatori più ostinati che fanno soffrire il mio Cuore perché non pensano alla morte”
supplica la Santa Vergine,
con le stesse parole usate pronunciate nella sesta apparizione al tempo dell’Ascensione, parlando chiaramente in nome della Chiesa e per la Chiesa, confermando poi, che parla in nome della Chiesa, quale Madre e Regina della Chiesa, con l’esortazione a pregare per il Santo Padre, Capo della Chiesa, chiamata a raccogliere tutti i figli di Dio, redenti dal peccato, e LIBERATI DALLA MORTE, per unirli nella Pace di Cristo come fratelli, e condurli alla VITA ETERNA in Comunione con Dio.
Continueremo a riflettere su questo tema che sta a fondamento del ciclo epifanico di Ghiaie