In questa lirica, scritta in memoria del suo cagnolino, intitolata: “Lilli ti voglio parlare”, Candido apre il suo animo colmo dell’infanzia e dell’innocenza più pura, perché si veda, in ogni uomo e in ogni creatura destinata alla sofferenza e alla morte, lo stesso Signore che soffre e muore, e in Lui, che ha aperto il Paradiso vincendo la morte, si trovi la vera Pace.
Speriamo possa toccare il cuore di tutti coloro che hanno fatto tanto male a Candido e lo hanno “ucciso” con i sentimenti più cattivi, perché si pentano della violenza commessa, e, toccati da alcuni passaggi a loro rivolti, si convertano nel profondo del cuore, ricordando che, unito al Signore Eucaristico, e alla Sua infinita compassione per l’uomo, Candido ha offerto la propria vita morendo per dare vita a un bambino destinato a morire.
E i fedeli di Ari, nella memoria di Lilly, sepolto nella loro terra, possano ritrovare il santo sacerdote che li ha tanto amati.
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Lilli ti voglio parlare
Da poche ore giaci solo, nell’umida terra, tu che non potevi stare senza di me Lilli caro, sei volato via tra le mie braccia, tu che mi cercavi sempre; pareva che dormivi. Ti tenevo il musino e la zampina mentre il medico ti praticava la puntura. Non riusciva a trovarti la vena….tu mi guardavi pietoso. Ti ho preso in braccio, ti ho posto vicino al cuore, ti ho cullato con tanto affetto, dolce amico di tanto soffrire, che mi capivi ai cenni del viso, degli occhi. Ti ho cullato come una mamma, tu eri per me il mio piccolo tesoro.
Lilli caro ancora non mi rassegno alla tua assenza, al tuo silenzio….ci volevamo bene noi due. Perdonami Signore, se piango, ma il mio Lilli era per me un pensiero tuo d’amore; benché mortale non so pensarti del tutto finito…So che riposi vicino alla casa, sotto l’ombra del cipresso che avevi visto piccolo piccolo, intorno al quale giocavi.
Sei vissuto 17 anni tanti per te, ma pochi per me. Da piccolo venivi in chiesa, attratto dalla mia voce e ti riposavi aspettandomi vicino all’altare buono buono studiando ogni mia mossa.
Magari fossi stato fedele a Dio come tu lo fosti a me!
Che giorno triste è questo nove di luglio! Anche il cielo ha pianto stasera.
Hai sofferto per il tumore che ti medicavo giorno per giorno, sperando che sparisse, e tu non volevi, avevi paura dell’acqua ossigenata. Non sapevi che la mia mano era come quella di un fratello che non fa male? Come fosti buono con me Lilli! Mi hai seguito nel dolore; io capivo te e tu capivi me meglio di qualunque persona. Dolce amico e conforto nelle ore tristi e sole, ore interminabili e buie e tu per confortarmi mi leccavi le mani, e stringendoti come un amico mi leccavi le orecchie e mi guardavi come solo Dio può guardare un infelice. E’ stato Lui, buono, che ti mandò a farmi compagnia. Anche tu Lilli, hai sofferto tanto e se ci fosse una ricompensa alla tua fedeltà, direi a Dio di rivederti un giorno…chissà…
Lilli che abbaiavi, che avvertivi, che vegliavi, ora sono triste perché non ci sei più.
Amico più di un parrocchiano, fedele più di un fratello, caro più di tutti perché nulla chiedevi e tanto davi.
Suonava il mezzogiorno e tu dormivi per sempre nelle mie braccia. Il veterinario mi disse che è una morte dignitosa la tua.
Lilli, per me tu non dovevi morire, altri l’hanno voluto; io ti avrei tenuto, curato finché potevi restare con me, anche se il tumore sanguinava ovunque…
Ti chiedo scusa, ma ora non soffri più, stai tranquillo Lilli caro, perché ti penso come tu pensavi a me, nelle ore di assenza eri il padrone di casa; ricordo la gioia, la festa al vedermi perché sapevi che in me c’era un cuore grande; ti consideravo il mio piccolo re. Ricordi la zampina che scuoteva la scodellina? Mi dicevi che avevi sete e ricordavi allo smemorato che anche a te viene sete. Eri uno di casa. Ora quella vecchia scodellina è là sul marmo rosso, sempre piena d’acqua e di fiori freschi, solo gli uccelli e le farfalle berranno e si poseranno e mi ricorderanno la tua sete. Dio, come si soffre quando si ama! Signore non far soffrire il mio Lilli! Ora è lontano, forse mi chiamerà e Tu buono lascialo venire ancora da me.
Lilli soffrivo tanto nel vederti ormai invecchiato, tu per me eri più che una persona, mi sei sempre stato fedele e sincero, ciò che non ho trovato nelle persone che ho incontrato e dalle quali mi sarei aspettato fedeltà e amore. Noi due ci siamo capiti eppure tu eri un cane e io un cristiano.
Quando mi affaccerò alla finestra non ti vedrò più; quando aprirò l’uscio di casa non ci sarai più ad aspettarmi, il mio cuore si farà piccolo e mi sforzerò a non pronunziare il tuo nome amico, ricorda che dentro di me scorreranno lacrime.
Ricordi, Lilli, le dolci parole che ho trovato per te, per farti felice? Erano parole che nessuno ha mai detto a me, povero cane randagio.
Dormi, Lilli, non svegliarti più, il mondo che hai visto vicino al tuo padrone è stato cattivo, amaro, fatto di solitudine, ripagato con tanta indifferenza, se non cattiveria da parte di qualcuno e tu lo sai, me lo leggevi negli occhi.
Riposa sereno, tu hai portato con te parte della mia vita, dei miei ricordi, e se a volte te li ricorderò non avertene a male, ascoltali ancora paziente. Non posso pregare per te, ma ti dico grazie che sei esistito per far felice questo povero uomo col quale hai condiviso il pane, la casa, il riposo. Con te mi sentivo sicuro, ti affidavo la casa, e tu eri il mio re, la mia felicità.
Avrai sempre dei fiori; come gli uomini li portano ai loro cari. Io li porterò a te, tanto, chi mi ha voluto bene a me? Povero cane randagio io e randagio come me anche tu. Abbiamo spartito il pane, le poche gioie, i tanti dolori come due creature che si vogliono bene. Come ti posso dimenticare?
Quando posavi il musetto e le zampine sulle mie scarpe sotto il tavolo quasi a darmi sicurezza e dirmi che non bisogna abbattersi, mi guardavi con due occhietti pieni di intelligenza; ora ti ricambio l’affetto col ricordo di aver perso un amico fedele.
Riposa, caro Lilli, riposa sotto l’alto cipresso! Non ti sveglino le campane, ma col loro concerto ti cullino cantandoti la ninna nanna, l’acqua di primavera scenda su te come fosse la mia benedicente mano, ti allietino i fiori che, vivi accanto a te, ti diranno quanto ti abbia voluto bene, mia piccola stella. Gli uccelli canori e spensierati che cantano tra i rami ti ricordino la mia voce, la gioia di essere vissuto con te. Ricorderò le ultime foto che ti ho fatto pensando che presto mi avresti lasciato, ma vedendole ti sentirò vicino…Perdona, Lilli, se piango, forse hai pianto anche tu lasciandomi solo…
Su carta intestata a: Parrocchia SS. Salvatore Ari (Chieti). Data scritta a mano: 9.7.86