Rovereto 7 giugno 2013
Caro Arnaboldi Giuseppe detto Riva, ti scrivo questa mia perché domani viene … così potrà consegnartela.
Soffro molto per questo mio stato di reclusione, ma per me e per voi tutti è meglio così.
Grazie del libro, anche se la postina me lo porterà domani io sono già eccitata non vedo l’ora di leggerlo e rileggerlo, come faccio con tutti i tuoi libri...mi scherzano, mi prendono in giro, dicono che ormai dovrei saperli a memoria.
Colgo l’occasione per farti gli auguri di buon compleanno e che la Mamma di tutti noi protegga te, la mia Nunzia e tutti i tuoi adorati figli.
So che sei solo per Candido, vorrei dirti una cosa molto importante, lui soffriva per me quando ero reclusa tra le fauci di quel prete falso… ( ed aggiungere che io non ho fatto nessuno scritto per difendere cortesi, se l’ho fatto non ero nelle mie facoltà mentali), e continuando il discorso di Candido anche io ho sofferto molto per lui, per il suo calvario e ancora oggi quando penso a lui provo un dolore infinito.
Devi avere pazienza so di averti promesso aiuto, ma sono veramente sofferente e a volte ho vuoti di memoria.
Ricordo Candido da ragazzo, si vedeva ch’era diverso da tutti i suoi compagni, lui era speciale io lo capivo, lo sentivo, lo vedevo, tra noi c’era qualche cosa di speciale forse questa era una delle volontà della Madonna.
Vorrei che il tempo tornasse indietro e non fare gli errori che ho fatto.
Quando andrò dalla Mamma dovrò chiederle perdono, ma sono pronta e aspetto con ansia questo momento…tu caro Beppe sai cosa vuol dire e quanta è la sofferenza.
Sono stanca di soffrire, ma passerà quando sarò di là.
Anche se … ti avrà già informato volevo dirti che sono andata dal Papa e se permetti raccontarti questa bella esperienza.
Papa Francesco, imbeccato dal Papa precedente e ancora in vita (col quale avevo parlato anni fa) mi ha chiesto di raccontare la mia storia e sai che cosa ho fatto? Avevo messo in una busta una copia dei tuoi libri e li ho dati a lui. Ho raccontato tutto, dalla prima apparizione ai giorni nostri, tutto quello che mi è successo e gli ho detto che in Vaticano ci sono le spie (come vedi hanno già tentato di rubare le lettere, ma questa volta non le trovano). Anche lui mi ha chiesto perdono per tutto il male che la Chiesa mi ha procurato e mi ha promesso che ci lavorerà sopra e che la sua intenzione è quella di portare alla Luce la verità, al che gli ho dato i tuoi libri e gli ho detto: questo carissimo amico scrittore ha scritto la verità, a parte Candido, solo Giuseppe Riva ha compreso e scritto la mia atroce galera e sofferenza.
Ti chiedo scusa caro Beppe per non averti interpellato prima, ma è stata una frenesia improvvisa quella di mettere in una busta i tuoi libri.
Perdonami per averlo fatto, sono stata maleducata ed egoista, ma so che tu hai lavorato tanti anni per portare alla luce la verità e non voglio che … possano arrivare primi con una verità che non esiste.
Ti chiedo ancora scusa, non vorrei che tu pensassi che ti ho usato, perché credimi non è proprio nei miei pensieri usarti.
Ti dico grazie in anticipo per il tuo perdono.
Vorrei vederti, vedere te, Nunzia e i tuoi figli, ma per la vostra sicurezza per ora sto rintanata.
Ora ti saluto e vedrò di farti avere in un modo o nell’altro altre mie lettere.
Grazie di esistere Beppe.
Adelaide Roncalli Alias Marisa Arnaboldi
Un grosso abbraccio a tutti voi, che il manto della Mamma e le braccia di mio Fratello proteggano la vostra vita.
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NOTA:
Non si intende, per ora, aggiungere alcun commento al testo, perché ogni lettore possa valutarlo liberamente.
Riguardo allo pseudonimo usato da Adelaide: Alias Marisa Arnaboldi, si precisa quanto segue:
Arnaboldi è il cognome della madre di chi scrive, e Adelaide (suora Sacramentina) lo usa, non solo per rimarcare la sua amicizia, ma per evidenziare un legame più alto, e considerarmi suo “fratello” in Cristo Eucarestia: fratello di suo Fratello, Gesù, e figlio della stessa Mamma, Maria.
Marisa è il nome di una amica d’infanzia di chi scrive, diventata, da adulta, una prostituta d’alto rango, e Adelaide lo usa, dopo aver ascoltato la sua storia, per ricordare ai “farisei” che l’hanno martirizzata, la ben nota frase di Gesù: I pubblicani e le prostitute vi precederanno nel regno di Dio.