«Sono stata, sono, e sarò sempre suora Sacramentina».
Questo ripeteva, Adelaide, con forza agli amici più vicini negli ultimi tempi della sua esistenza mentre si avviava con decisione verso la morte, scelta col dono della vita.
Era come se volesse lasciare in eredità se stessa nella luce di questa identità, per essere ricordata e compresa esclusivamente alla luce di questa identità, intesa come radice sempiterna della sua persona e della sua vita, della sua vocazione e del suo martirio.
Ma, comprenderla, non era facile,
anche perché lei stessa aveva celato molti eventi della sua esistenza – grazie ai quali si sarebbe capita questa sua affermazione – nella certezza che la Divina Provvidenza avrebbe permesso ad altri di ritrovarli, al tempo stabilito dalla stessa Divina Provvidenza.
Come è avvenuto recentemente grazie alla scoperta di un evento sorprendente, mai rivelato e sempre nascosto, ma determinante per comprendere: sia la vocazione religiosa di Adelaide che il significato delle apparizioni di Ghiaie.
Questo evento riguarda la malattia di Adelaide emersa al tempo della guarigione di don Ettore Bonaldi.
Lo riassumiamo così.
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Nello stesso reparto d’ospedale in cui Adelaide, infermiera caposala, si era presa tanta cura di don Ettore, affetto da leucemia mieloide acuta, una malattia infausta la costringe a passare dalla condizione di infermiera a quella di paziente.
E’ tanto sfiancata, dalla malattia, da dover lasciare il lavoro e coricarsi in un letto del reparto.
Il suo stato d’infermità, molto grave, presto viene confermato dagli esami del sangue che rivelano una preoccupante diminuzione di piastrine, e infine dalla diagnosi dell’ematologa dottoressa Pellò.
Il referto clinico della dottoressa non lascia scampo:
Adelaide è affetta da leucemia mieloide acuta e sembra proprio non ci sia nulla da fare.
I medici combattono, ma, inesorabilmente, gli effetti della malattia infausta si aggravano.
Giorno dopo giorno, crisi ripetute conducono Adelaide a una condizione sempre più preoccupante, e una notte le sue condizioni si fanno disperate: la piastrinopenia peggiora in modo irreversibile, tanto che i medici, col passar delle ore, temono emorragie del sistema nervoso centrale.
Adelaide è in immediato pericolo di vita.
C’è solo da sperare che reagisca con tutte le sue forze al franamento.
Per questo, al mattino, la dottoressa Pellò, giunta in reparto dal Pronto Soccorso, e il giovane medico del reparto – lo stesso che, con Adelaide, aveva tenuto la mano di don Ettore – si affiancano ai due lati del letto di Adelaide prendendo le sue mani nelle loro mani.
E Adelaide sente, in quelle mani amiche che la trattengono, quanto è importante che viva ancora, e per quell’amore, tutto umano, resiste, perché così vuole anche la Madonna.
Come abbiamo raccontato in altra riflessione, solo molti anni dopo, sul letto di un altro ospedale, di nuovo in fin di vita, con le sue mani in altre mani, Adelaide chiederà di non esser trattenuta perché, giunta la sua ora, doveva dare le sue mani alla Madonna scesa in quella stanza d’ospedale per condurla finalmente in Cielo come le aveva promesso.
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Questa storia tanto sofferta, desta davvero una profonda commozione,
dalla quale tuttavia, per comprenderla bene nella sua grande importanza occorre distanziarci, almeno per un breve momento, e porre qualche domanda in apparenza impertinente.
Guidati dalla semplice ragione, e senza remore, ci si chiede:
perché Adelaide sì è spesa così tanto per la guarigione di don Ettore fino al punto da offrire tutta se stessa? Non c’erano forse tante altre persone bisognose da aiutare, visto che don Ettore morendo sarebbe stato accolto in Cielo, traguardo desiderato fin dalla sua ordinazione sacerdotale?
Per rispondere a questa domanda, è necessario:
- innanzitutto ricordare la frase che Adelaide ripeteva con forza agli amici più vicini negli ultimi tempi della sua esistenza mentre si avviava con decisione verso la morte, ovvero: «Sono stata, sono, e sarò sempre suora Sacramentina»
- e di conseguenza comprendere che in don Ettore sacerdote, Adelaide vedeva Cristo sofferente, poiché ogni sacerdote è figura di Cristo, e che, quale suora Sacramentina, desiderava partecipare alla sofferenza di don Ettore alter Christus, come vittima espiatoria, testimoniando così la vocazione religiosa alla quale la santa Vergine l’aveva esortata: essere sua immagine quale Madre e Sposa del Divin Figlio Crocifisso.
Solo in questa luce è possibile altresì capire che l’’incontro fra don Ettore e Adelaide, in quella corsia d’ospedale, è predisposto dal Cielo perché, nella Fede in Cristo, ognuno possa vedere:
- in don Ettore e Adelaide uniti nel dolore, la perfetta coppia eucaristica,
- e nel loro accordo, segretamene taciuto, il vero e più profondo significato delle apparizioni di Ghiaie, sempre annunciate dal volo di due colombi bianchi.
Questo mirabile incontro, finora mai svelato, costituisce oggi la fulgida prova che
Adelaide, pur scacciata con violenza dal convento, è sempre rimasta, nello spirito, suora Sacramentina, e che, come suora Sacramentina ha sempre testimoniato col martirio il vero Amore pagando con la vita,
perché la Grazia di Cristo è donata a caro prezzo.
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Al fine di comprendere ancor meglio questo mirabile evento, determinante per il riconoscimento delle apparizioni di Ghiaie, necessita, a questo punto, porre un’altra domanda, anch’essa in apparenza impertinente.
E ci chiediamo:
perché Adelaide ha voluto e ottenuto che, nonostante le condizioni molto gravi, don Ettore fosse portato al luogo delle apparizioni di Ghiaie, dove inginocchiata accanto a lui, prima di pregare il rosario, lo ha esortato a rivolgersi alla santa Vergine con queste semplici parole: “Se sei veramente apparsa, ascolta la mia preghiera”?
Per chi conosce i messaggi rivolti dalla santa Vergine alla Chiesa attraverso Adelaide, la risposta è immediata.
E’ sufficiente ricordare la solenne dichiarazione della santa Vergine nell’ultima apparizione del 31 maggio:
«desidero presto il mio trionfo. Prega per il Papa e digli che faccia presto perché voglio essere premurosa per tutti in questo luogo. Qualunque cosa mi si chiederà lo intercederò presso mio Figlio»
La dichiarazione della santa Vergine consente chiaramente di capire che
la Grazia accordata a don Ettore grazie al sacrificio di Adelaide, avrebbe favorito il riconoscimento delle apparizioni da parte della Chiesa e alle Ghiaie sarebbe affluita una moltitudine di sofferenti nel corpo e nello spirito a chiedere la Grazia della guarigione, come don Ettore, e segnare così il trionfo della santa Vergine.
Che ancora si attende.
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Da ultimo occorre ricordare che don Ettore sacerdote salesiano è stato condotto al luogo delle apparizioni il 24 maggio, dedicato a Maria Ausiliatrice, perché la Regina della famiglia e della Chiesa possa essere invocata anche con questo titolo.