Gli eventi soprannaturali di Fatima e di Ghiaie, sorgono entrambi dall’EUCARISTIA, poichè, in entrambi, il prologo è connotato dal sacrificio Eucaristico.
A conferma di questo assunto, prendiamo in esame, anzitutto, le apparizioni dell’angelo, che precedono le apparizioni della santa Vergine ai tre pastorelli di Fatima, secondo il racconto di Lucia, nella Biografia di suor Lucia e del Cuore Immacolato di Maria (Un cammino sotto lo sguardo di Maria, pp. 37-49).
LE APPARIZIONI DELL’ANGELO
– Ricordiamo, dapprima,
che l’angelo, presentatosi ai tre pastorelli come angelo della PACE, si mostra, nella sua terza apparizione, con un calice nella mano sinistra e, sospesa su di esso, un’Ostia, dalla quale cadono nel calice alcune gocce di Sangue.
– Ricordiamo poi
che, dopo aver lasciato il calice e l’Ostia sospesi in aria, quest’angelo s’inginocchia, posa il volto a terra, e ripete la preghiera insegnata ai pastorelli nella sua prima apparizione, aggiungendo queste parole:
Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, Vi adoro profondamente e Vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di nostro Signore Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli del mondo.
– Ricordiamo infine, che
quest’angelo si rialza, e, dopo aver preso di nuovo in mano il calice e l’Ostia, dà a Lucia l’Ostia, ovvero il Corpo di Cristo, e a Giacinta e a Francesco fa bere il calice, ovvero il Sangue di Cristo, dicendo:
Prendete e bevete il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo
L’ANGELO COME SACERDOTE DEL CIELO
Ripercorrendo con la mente il racconto di Lucia, non è difficile cogliere, a un primo sguardo, in quale grande Mistero vengono collocati i tre pastorelli, e, insieme a loro, tutti quelli che, grazie al racconto di Lucia, possono rivivere quel momento di Grazia donato dal Cielo.
nelle parole dell’angelo, il cristiano può riconoscere infatti, con stupore, le parole della preghiera eucaristica della santa Messa (Canone Romano),e perciò, nell’angelo stesso, potrà vedere la figura del sacerdote che celebra il santo Sacrificio, e, ricordando il Vangelo dell’istituzione dell’Eucaristia al Cenacolo,
- dapprima proclama:
La vigilia della sua passione, Gesù prese il pane nelle sue mani sante e venerabili, e alzando gli occhi al cielo a te, Dio Padre suo Onnipotente, rese grazie con la preghiera di benedizione, spezzò il pane, lo diede ai suoi discepoli e disse: Prendete, e mangiatene tutti: questo è il mio Corpo offerto in sacrificio per voi;
- e poi, deposta sulla patena l’Ostia sacra dopo averla presentata, si genuflette in adorazione, prende il calice e, tenendolo sollevato sull’altare, così prosegue:
Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese nelle sue mani sante e venerabili questo glorioso calice,
ti rese grazie con la preghiera di benedizione, lo diede ai suoi discepoli e disse: Prendete, e bevetene tutti: questo è il calice del mio Sangue, per la nuova ed eterna alleanza, effuso per voi e per tutti in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me.
L’ALTARE E LA CHIESA DEL CIELO
A un primo sguardo dunque, l’angelo appare chiaramente nella figura del sacerdote. E tuttavia, non è possibile non riscontrare una rilevante differenza fra:
- il sacerdote che agendo in persona Christi, grazie alla preghiera Eucaristica, realizza la transustanziazione del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Cristo,
- e l’angelo che si presenta con l’Ostia consacrata dalla quale cadono nel calice alcune gocce di Sangue, come se la santa Messa sia stata celebrata altrove.
Per comporre questo iato apparente, e comprendere l’ineffabile mistero donato, per grazia di Dio, dal racconto di Lucia, a tutti i cristiani,
è sufficiente ricordare:
le parole che pronuncia il sacerdote al termine della consacrazione:
- Ti supplichiamo, Dio Onnipotente: fa’ che questa offerta, per le mani del tuo angelo santo, sia portata sull’altare del Cielo davanti alla tua Maestà Divina, perché su tutti noi che partecipiamo di questo altare, comunicando al santo mistero del Corpo e Sangue del tuo Figlio, scenda la pienezza di ogni grazia e benedizione del Cielo.
grazie alle quali, parole, possiamo comprendere che:
l’Ostia sanguinante mostrata dall’angelo della Pace insieme al calice,
- proviene dall’altare del Cielo dove è stata portata dall’angelo che sta dinnanzi alla Maestà Divina, nell’offerta del sacerdote che ha celebrato l’Eucaristia sull’altare della Chiesa pellegrina sulla terra.
Si può dire pertanto, forzando il linguaggio figurato, consapevoli dell’unità fra liturgia terrestre e liturgia celeste:
- che i tre pastorelli di Fatima hanno ricevuto la Comunione con l’Eucarestia posta sull’altare del Cielo, dinnanzi alla Maestà Divina,
- “riportata” sulla terra dall’angelo della Pace, per i tre pastorelli,
- e perciò che, veramente, per Giacinta e Francesco fu quello il giorno della Prima Comunione (come si legge nella Biografia di suor Lucia e del Cuore Immacolato di Maria, pg 43),
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Per comprendere in quale grande Mistero vengono collocati i tre pastorelli, e, insieme a loro, tutti quelli che, grazie al racconto di Lucia possono rivivere quel momento di Grazia donato dal Cielo, ci permettiamo di suggerire la lettura del paragrafo “La vita del Cielo è presente nella liturgia terrestre” in: Meditazione sull’Apocalisse, di Divo Barsotti (p. 331).
Scrive don Divo:
fra la terra e il Cielo non vi è più separazione o distanza, il Cielo è presente sulla terra, ma segreto, nascosto. Tuttavia, quello che la terra ora possiede e vive non è per nulla diverso da quello che è in Cielo.
In un passaggio precedente, nel capitoletto intitolato “Il trono e l’altare” don Divo scriveva:
E il Cielo è un altare...ora noi vediamo che nel Cielo vi è il tabernacolo veduto da Mosè: c’è un altare vi è l’altare dei profumi; vi è tutto quello che era nel tempio di Gerusalemme. Il Cielo non è soltanto il luogo dove Dio si manifesta come re sul trono e ha intorno i ministri che l’acclamano, è anche il tempio, vi è un altare, e sull’altare vi è una vittima, e la vittima è Cristo, e la vittima sono tutti i cristiani. La vita del Cielo è una liturgia, un Mistero sacro al quale partecipano Cielo e terra.
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Nelle prossime riflessioni vedremo che
il preludio delle apparizioni della santa Vergine a Fatima, connotato dalle tre apparizioni dell’angelo della Pace che comunica Lucia e i cuginetti Giacinta e Francesco, “nel cuore del bosco”, con l’Eucaristia della Chiesa del Cielo,
è in stretta correlazione con il preludio delle apparizioni della santa Vergine a Ghiaie, dove la Chiesa del Cielo scende di nuovo sulla terra, con gli angeli e i bambini martiri, per unirsi all’Eucaristia celebrata “nel cuore del bosco” sopra il villaggio, da Candido con Adelaide.
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Si prongono due ausili per la comprensione:
- catechesi di padre Serafino Tognetti, dal titolo: MESSAGGI DI FATIMA, l’apparizione dell’angelo
- estratto della predica di Joseph Ratzinger nel giorno di san Silvestro del 1981 dal titolo: la pace come uno dei nomi del sacramento eucaristico, ricordando che l’angelo si è presentato con l’Eucarestia come angelo della Pace, per far comprendere il connubio indissolubile fra PACE ed EUCARISTIA, fondamentale in un tempo tenebroso foriero di una guerra sempre più vasta e devastante in cui si invoca vanamente la pace dimenticando che soltanto Cristo è la Pace.
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All’inizio della storia cristiana i credenti erano un gruppo marginale, ininfluenti in campo politico. Essi non potevano cooperare attivamente a dar forma alla cosa pubblica. Tuttavia la pace di Cristo non era per loro qualcosa di puramente interiore, né che riguardasse solamente il futuro. La prima parola che il Risorto aveva rivolto ai suoi discepoli confusi, era stata: «La pace sia con voi» (Gv. 20,19). In ogni adunanza eucaristica si ripeteva per loro l’evento della sera di Pasqua. Il Risorto entrava tra i discepoli e diceva loro: «La pace sia con voi». In questa loro celebrazione della Pasqua, in cui la Chiesa conduceva la sua vita, essi sperimentavano che è vera la parola dell’Apostolo: «Cristo è la nostra pace» (Ef. 2,14).
Qui essi incontravano il nuovo ambito di pace che la Fede aveva aperto: la riconciliazione di schiavi e liberi, di greci e barbari, di giudei e pagani (Gal.3,28). Qui essi, che nella società di allora erano profondamente divisi, erano una sola cosa, anzi, un Unico, l’uomo nuovo Gesù Cristo, che li legava tutti l’uno con l’altro (Gal. 3, 17.28). Per questo la celebrazione ecaristica veniva detta semplicemente «Pace»: essa era infatti la presenza di Cristo, e, quindi, lo spazio di una pace nuova, lo spazio di un’amicizia che superava tutti i confini, dove ciascuno era a casa propria.
I vescovi di tutto il mondo mostravano con lettere di amicizia la loro scelta.Chi arrivava da qualche parte con una di queste lettere come cristiano, era dovunque in famiglia, fratello tra i fratelli. Proprio con la dimensione più profonda della loro Fede, con l’adunanza eucaristica, iprimi cristiani hanno realizzato qualcosa di significativo anche sul piano politico: hanno creato spazi di pace, e, allo stesso tempo, hanno costruito dei percorsi di pace in un mondo senza pace.