Nella precedente riflessione – commentando la visione del 21 maggio 1944 – ci siamo identificati col peccatore ricondotto da san Giuseppe alla chiesa,
nella quale abbiamo ritrovato la coppia santa dell’Incarnazione, formata dal Bambino Gesù vestito di rosa in braccio a Maria tutta celeste,
che ci ha ricordato la storia della Salvezza, principiata con l’Incarnazione del Verbo di Dio nel Seno Verginale di Maria, per opera dello Spirito Santo, e confermato che la Redenzione, preordinata in Dio Santissima Trinità, principia con l’Incarnazione del Verbo di Dio nell’Immacolata
In questa coppia santa, abbiamo riconosciuto infatti:
- nel Divin Bambino Gesù, il Redentore dei nostri peccati, Risorto e Asceso al Cielo, dopo aver sofferto per noi fino alla morte, sulla Croce;
- e nelI’Immacolata Sua Madre Maria, la Corredentrice, Assunta in Cielo, dopo aver consofferto con il Divin Figlio, sotto la Croce;
A questo punto, consapevoli che ci troviamo nella chiesa insieme al peccatore ricondotto da san Giuseppe, ci siamo predisposti a contemplare la visione successiva – quella offerta ad Adelaide, una settimana più tardi, il 28 maggio 1944 –
dinnanzi alla quale – così com’è stata rappresentata nella pala d’altare dipinta dalla pittrice Vitalba – proviamo un grande stupore per la complessità dei motivi che la compongono distinguendola nettamente da quella precedente.
- Con la corona d’oro sul capo, la Madonna si mostra infatti, come una grande Regina, ma non tiene più nelle mani il Bambino Gesù, bensì una figura enigmatica e perturbante: due colombi scuri e divaricati.
- Inoltre, non c’è più san Giuseppe accanto a lei, ma l’affiancano due santi apostoli ed è circondata da un coro d’angeli rosa e azzurri.
- Infine, pur conservando ancora le due rose bianche ai piedi e il rosario al braccio, non veste più l’abito celeste, ma rosso; nemmeno il velo è celeste, ma verde.
Questa ricca composizione figurativa induce a pensare d’essere giunti al punto d’arrivo dei vari quadri che abbiamo fin qui esaminato, e dunque all’apice del messaggio dell’intero ciclo epifanico, oltre che del DISCORSO SAPIENZIALE iniziato con la prima apparizione del 13 maggio.
Comprendiamo così che occorre studiarla con molta attenzione,
senza dimenticare
- che il Cielo ha voluto offrire questa visione proprio il Giorno Santo, di Pentecoste, in cui nasce la Chiesa, chiamata a celebrare il Santo Sacrificio dell’Altare;
- e che la contempliamo nella chiesa dove siamo tornati col peccatore per partecipare al Santo Sacrificio dell’Altare; condizione indispensabile per poterla comprendere nel suo significato eterno.
In questo spirito prendiamo allora in esame i tre motivi principali che la compongono.
Ovvero:
- 1. la coppia di colombi neri e divaricati nello sguardo, che la Madonna, nell’aspetto di una grande Regina con la corona d’oro sul capo, tiene nelle mani;
- 2. il coro di angeli azzurri e rosa, disposti a coppie, attorno alla Madonna nell’aspetto di una grande Regina (presenti anche nelle apparizioni del tempo dell’Ascensione);
- 3. i due santi apostoli (Matteo e Giuda Taddeo), al fianco della Madonna, nell’aspetto di una grande Regina;
e affrontiamo il primo motivo,
cercando di capire perché la Madonna tiene nelle mani una coppia di colombi neri e divaricati, mostrandosi con una corona d’oro sul capo come una grande Regina.
*
I DUECOLOMBI SCURI E DIVARICATI NELLE MANI DI MARIA REGINA
Il contrasto fra il nero dei colombi e il biancore delle mani di Maria appare davvero stridente; ancor più, fra la tendenza all’incontro delle Sue mani e la divaricazione delle teste dei colombi che guardano in direzioni opposte.
Nei due colombi neri e divaricati riconosciamo una coppia divisa, due fratelli nemici, un’amicizia spezzata, due persone rivali in profondo conflitto; ovvero il simbolo di tutte le ostilità che dividono una persona dall’altra, ad iniziare dalla separazione di una madre dal bambino nascente in lei,
ma soprattutto, in loro vediamo la separazione da Dio provocata dal peccato, e dunque la nostra condizione.
Per questa ragione,
ci è sinceramente difficile:
- vedere questa figura inquietante nelle mani di Maria come immagine fissata per sempre, affinché, proprio in quella condizione Ella sia conosciuta simile a noi peccatori, pur essendo la Purissima, Tutta di Dio, Eternamente partecipe del Suo Essere Trinitario;
- ancor più pensare che anche Lei, l’Immacolata, sempre Vergine, tutta di Dio, abbia fatto esperienza della separazione da Dio;
- e infine vederci nelle Sue mani purissime.
Identificarci nella figura del cavallo-peccatore ricondotto alla Chiesa da san Giuseppe, non è stato difficile.
Come non è stato difficile vedere nei gigli calpestati la distruzione dell’innocenza provocata da una forza maligna alla quale abbiamo obbedito sradicando la nostra anima da Dio.
E per questa ragione, spontaneamente c’identifichiamo anche nella figura dei colombi oscuri e divisi negli sguardi, poiché nell’oscurità e nella divisione mostrano chiaramente le conseguenze provocate dal peccato che priva della Luce di Dio e ci separa da Lui.
Ma ritrovarci, come i colombi, in quelle mani purissime, oltretutto con tutti i peccatori di tutti i tempi, carichi di tutti i loro peccati commessi fin dal peccato originale, ci riesce proprio difficile.
Sappiamo certo che Maria è Madre della Misericordia, ma non basta per colmare l’abisso, aperto nel nostro pensiero, fra la purezza di Maria e il nostro peccato.
Per capire il grande mistero d’Amore rivelato da quest’immagine, e credere,
continuando a ricordare che siamo stati ricondotti alla Chiesa, nella Quale ci troviamo per la celebrazione del Santo Sacrificio,
occorre portarci con la mente al Calvario,
dove, una volta giunti, dobbiamo, con coraggio, accostarci a Maria immersa nel fuoco tremendo della sofferenza del Figlio che brucia ed estingue tutti i peccati del mondo. E accanto a Lei, sotto la Croce, assistere alla preghiera del Figlio che, nel dolore più atroce, perdona tutti i peccatori e riconsegna al Padre, con il Suo Spirito, lo Spirito della Madre (lo stesso per opera del Quale si è incarnato in Lei e Che L’ha unito a Lei per tutto il tempo passato sulla terra) affinché anche la Madre possa soffrire nello stesso modo, senza il minimo sollievo, per dimostrare, in unità col Figlio, contrariamente ai progenitori, l’amore incondizionato e la totale obbedienza al Padre.
Vediamo allora, che Maria, sul Golgota, ha preso il nostro stesso volto, e, deprivata dal Figlio di ogni prerogativa, muore della morte del Figlio, separata da Lui, nella più totale oscurità e umiliazione, povera oltre ogni limite, sfigurata dal dolore.
Ma ancora non basta.
Perché, attorno a Maria, sul Golgota esteso a dismisura come un immenso altare, vediamo addensarsi da ogni parte la moltitudine immensa delle anime vittime e dei martiri di tutti i tempi, in particolare dei più piccoli, investiti anche loro, come Maria, dallo stesso fuoco tremendo della sofferenza del Cristo Crocifisso che brucia ed estingue tutti i peccati del mondo.
Comprendiamo così che
proprio sull’immenso altare del Golgota, Maria ha sofferto, col Figlio, la più terribile separazione da Dio, e dal Figlio stesso, affinché ogni peccatore sia salvato e possa riconoscere in Lei la Corredentrice, Madre della Misericordia e Regina dei martiri, chiamata da sempre a compartecipare al Santo Sacrificio del Figlio, per far nascere, in un nuovo adombramento dello Spirito, la Chiesa.
*
Per questo – affinché si ricordi quanto dolore è costato il riscatto dei peccatori – la prima frase che, quel giorno di Pentecoste, la Madonna dice ad Adelaide riguarda la salvezza delle anime.
“Prega per i peccatori più ostinati che fanno soffrire il mio Cuore perché non pensano alla morte”
la supplica – con le stesse parole usate nella sesta apparizione al tempo dell’Ascensione – parlando in nome della Chiesa e per la Chiesa.
Confermando poi, che parla in nome della Chiesa, quale Madre e Regina della Chiesa, con l’esortazione a pregare per il Santo Padre, Capo della Chiesa, chiamata a raccogliere tutti i figli di Dio, redenti dal peccato, per unirli, e condurli, nella Pace, alla Comunione con Dio.
“Prega pure per il Santo Padre che passa momenti brutti. Da tutti è maltrattato e molti attentano la sua vita. Io lo proteggerò ed egli non uscirà dal Vaticano. La Pace non tarderà, ma al mio Cuore preme quella Pace mondiale nella quale tutti si amino come fratelli. Solo così il Papa avrà meno da soffrire”
dice ancora la Madonna ad Adelaide,
che, terminando il racconto dell’apparizione, nello Spirito Santo esorta i coniugi, chiamati a formare famiglie cristiane, a collocarsi nelle mani della Madonna, quale Madre e Regina della Chiesa, per ricevere dalle Sue mani la Grazia dello Spirito Santo, sempre gravido del dolore sofferto dal Figlio Redentore in unità con Lei, Sua Madre e Sposa, Corredentrice, immagine dell’unione nuziale fra Cristo e la Chiesa, modello degli sposi cristiani.
*
Nelle mani di Maria riconosciamo dunque, le stesse mani della Chiesa piene della Grazia dello Spirito Santo, sceso a Pentecoste, gravido della Redenzione di tutte le anime ottenuta dal Figlio di Dio Crocifisso, Risorto, e Asceso al Cielo, Che siede alla Destra del Padre come Re e Signore della storia e del tempo, accanto alla Sua Santa Madre e Sposa, Corredentrice e Regina.
*
IL CORO DEGLI ANGELI AZZURRI E ROSA ATTORNO A MARIA
Dopo aver capito perché la Madonna tiene nelle mani una coppia di colombi neri e divaricati, mostrandosi come una grande Regina,
affrontiamo l’esame del secondo motivo che forma il complesso figurativo della decima apparizione,
ovvero:
il coro di angeli rosa e azzurri, disposti a coppie, attorno alla Madonna nell’aspetto di una grande Regina (presenti anche nelle apparizioni del tempo dell’Ascensione).
- Il numero quattro delle coppie induce a vedere in quel coro una totalità di angeli,
- che, nei colori, rosa e azzurro, dei loro abiti, si rivelano come i testimoni del “mirabile scambio“, fra Dio e l’uomo, avvenuto con l’Annunciazione.
In loro riconosciamo ‘gli iniziati dell’Incarnazione’ (san Gregorio di Nazianzo),
ai quali la Santissima Trinità ha rivelato il Mistero del Verbo di Dio, sceso dal Cielo (colore azzurro) per assumere, per opera dello Spirito Santo, la carne umana (colore rosa) nel seno purissimo della Immacolata sempre Vergine Maria, al fine di attuare, in obbedienza al Padre Eterno, la Redenzione dell’umanità dal peccato.
Questi angeli
- sono scesi dal Cielo all’Annunciazione, per onorare Maria, come loro Regina, nel momento del suo ‘SI’’, in un profondo atto di umiltà e amore;
- li ritroviamo poi alla grotta di Betlemme, a illuminare la notte santa e annunciare la grande gioia della nascita del Salvatore ai pastori, i primi a udire il loro sublime canto di Gloria a Dio, prostrati ad adorare il Divin Bambino, e onorare ancora la Sua Santa Madre, loro Regina;
- hanno accompagnato la coppia dell’Incarnazione per tutti gli anni dell’infanzia del Signore,
- fino al Calvario, chiamati a raccogliere tutto il dolore del Redentore e della Corredentrice unita ai martiri di tutti i tempi;
- e hanno esultato alla Resurrezione del Signore, accompagnandoLo nella Sua Ascensione al Cielo, per scendere poi, A Pentecoste, con lo Spirito Santo alla celebrazione della nascita della Chiesa, attorno agli apostoli e Maria, Con la Quale sono andati ad abitare in attesa di accompagnarLa in Cielo, dal Divin Figlio, e glorificarLa nell’eterna lode incessante come loro Regina.
Gli angeli rosa e azzurri che attorniano Maria, sono dunque gli iniziati dell’Incarnazione, testimoni della storia della Salvezza,
- principiata con l’Incarnazione del Verbo di Dio nel Suo Seno Verginale di Maria,
- compiuta con la santa Passione-Morte-Risurrezione del Signore,
- e destinata a continuare nella storia per mezzo della Chiesa (come sacramento di Salvezza) della Quale Maria, Assunta in Cielo nel cuore della Santissima Trinità (come rivelano i i tre colori simbolo delle virtù teologali di cui è ammantata) è Madre e Regina.
Nelle mani purissime di Maria, attorniata dal coro angelico, che tengono due colombi neri e divaricati, possiamo allora contemplare il Luogo Santo della Comunione d’amore che si celebra eternamente in Cielo, realizzata, sull’immenso altare del Golgota, dal Figlio, con il Suo Santo Sacrificio, al Quale ha partecipato la Sua Santa Madre, separata da Lui in un indicibile martirio.
*
I DUE APOSTOLI AL FIANCO DI MARIA
Ed eccoci infine al terzo motivo che forma il complesso figurativo della decima apparizione, nella figura dei due santi apostoli Matteo e Giuda Taddeo che affiancano la Madonna nell’aspetto di una grande Regina.
Vedendoli disposti su una stessa linea orizzontale, intuiamo subito in loro una continuità di significato.
Che riusciamo senza difficoltà a scoprire ricordando semplicemente la posizione occupata da ciascuno dei due apostoli nella Bibbia:
il primo, Matteo, collocato all’inizio del Nuovo Testamento quale cerniera con i libri dell’Antica Alleanza, l’altro, Giuda Taddeo, alla soglia del libro dell’Apocalisse.
In questa luce
- i due apostoli ci appaiono con estrema chiarezza, come due porte della Parola di Dio;
- e di conseguenza, Maria, in mezzo a loro, come il Luogo Santo della pienezza, dell’integrità e dell’unità della stessa Parola espressa nel Vangelo, e perciò come il centro della storia della Salvezza, perché Ella ha concepito nel Suo seno il Verbo di Dio (Incarnazione).
in Maria, che stringe nelle mani due colombi, attorniata dal coro angelico e affiancata da due santi apostoli, riconosciamo perciò, l’unità della Parola, che dalla Genesi all’Apocalisse, canta ininterrottamente l’amore del Creatore per la Sua creatura, come amore di coppia, amore fra due amanti, due fidanzati, due sposi.
Conclusione che tuttavia, i due colombi neri e divaricati negli sguardi, quale segno di contraddizione, sembrano negare.
Ma proprio questo segno di contraddizione ci aiuta a scoprire la relazione eterna che intercorre fra Maria che tiene due colombi scuri e divaricati e i due apostoli, rappresentanti dell’intero collegio apostolico.
Per afferrare il significato ultimo di questa relazione,
- dopo aver ricordato che i due colombi neri nelle mani di Maria, raffigurano l’atroce martirio sofferto, sull’immenso altare del Golgota, da Maria Corredentrice, nella separazione dal Figlio orribilmente Crocifisso, Che restituisce al Padre, col proprio Spirito, lo Spirito della Madre
- occorre vedere che, insieme allo Spirito della Madre, Gesù restituisce al Padre il ministero sacerdotale custodito in Lei, fino a quel momento, in nome della Chiesa, dall’Incarnazione, affinché sia donato agli apostoli con la discesa dello Spirito Santo, nel giorno di Pentecoste, in cui nasce la Chiesa.
La relazione che lega Maria agli apostoli al Suo fianco, si comprende dunque così:
- sotto la Croce Maria, Madre del Verbo, obbedendo al Figlio, nella separazione da Dio e dal Figlio si separa dal ministero sacerdotale (che tuttavia continuerà ad abitare in Lei ecclesialmente, senza poterlo trasmettere),
- perché, dal Divin Figlio, Asceso al Cielo, sia affidato all’Unica Sua Chiesa, così che l’apostolo possa esercitarlo in Lui, Unigenito Verbo di Dio, Sommo Sacerdote, AFFINCHE’ TUTTI SIANO UNA SOLA COSA CON LUI E IN LUI.
Da ultimo occorre aggiungere che il colore degli abiti dei due apostoli (indicati da Adelaide grazie alla sorella Vittoria) rivelano le disposizioni necessarie all’apostolo chiamato a esercitare questo stesso ministero:
- il colore viola dell’abito raffigura la totale offerta di sé, nella penitenza e nel sacrificio, come vittima;
- e il colore marrone del mantello l’annientamento di sé, in totale semplicità e umiltà di cuore.
*
Il complesso figurativo della decima apparizione (nella pala d’altare dipinta dalla pittrice Vitalba) appare come una porta santa aperta per i figli redenti della Famiglia di Dio, affinché, nell’Unica Chiesa di Dio, partecipando al Santo Sacrificio dell’altare e uniti all’eterna Liturgia Celeste, con gli angeli, i santi, e i martiri, possano elevare l’inno di gloria a Maria Corredentrice, Madre e Regina della Chiesa.