Le seguenti riflessioni sul Martirio sofferto da Adeliade sono a corredo della biografia di Adelaide Roncalli, dal titolo: PICCOLA MARTIRE, Ritratto di Adelaide Roncalli.
Piccola martire – Giuseppe Riva – EBS Print – Libro Etabeta (etabeta-ps.com)
Piccola martire. Ritratto di Adelaide Roncalli : Arnaboldi Riva, Giuseppe: Amazon.it: Libri
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Il martirio sofferto da Adelaide è strettamente legato alla vocazione religiosa che la Madonna le ha indicato il 14 maggio 1944, secondo giorno delle apparizioni, con le parole ormai tanto note, ma ancora incomprese,
nelle quali, dopo averla esortata a farsi suora Sacramentina, le preannuncia una sofferenza terribile e continua:
“fra tra il 14° e il 15° anno ti farai suora Sacramentina. Soffrirai molto”.
Come si vede, la Madonna, dapprima indica ad Adelaide un periodo preciso nel quale diventare suora, poi le profetizza che soffrirà tanto.
E ci domandiamo:
1. perché quel periodo?
2. e perché le preannuncia una vita di sofferenza?
- Cominciamo a rispondere alla prima domanda.
In quel periodo – fra tra il 14° e il 15° anno – le donne ebree si sposano, e in quello stesso periodo Maria, la Vergine Immacolata, diviene Sposa dello Spirito Santo ricevendo nel suo seno il Verbo di Dio, Che scende dal Cielo per farsi uomo.
Si comprende così che, indicando ad Adelaide quel periodo di tempo per farsi suora Sacramentina, la Madonna ha voluto investirla della Sacra Missione di diventare immagine fedele di Lei, in quanto Madre del Verbo, adoratrice dell’Eucarestia.
- Prendiamo poi in esame la seconda domanda.
E chiediamoci perché subito dopo averle detto di farsi suora, la Madonna preannuncia ad Adelaide che soffrirà tanto, chiamandola, successivamente, più volte piccola martire.
Per rispondere occorre semplicemente capire che, investendo Adelaide della Sacra Missione di diventare un’immagine fedele di Lei, Madre del Verbo, inevitabilmente la Madonna le preannuncia la salita al Calvario con il Figlio, Che si è incarnato in Lei per soffrire, morire e così redimere l’uomo dal peccato.
La terribile sofferenza di Adelaide e il suo martirio non si possono comprendere dunque se non alla luce del mistero dell’Incarnazione del Verbo nel seno della Vergine Maria, destinata a consoffrire con il Figlio;
Mistero Grande che si ripete misticamente nelle caste vergini consacrate alla vita religiosa, e dunque in Adelaide, che, ricevendo, fin da quel giorno, questa sacra Missione, è chiamata al martirio,
Questo, il contesto fondamentale nel quale si collocano le apparizioni di Ghiaie, e nel quale si possono comprendere le violenze patite da Adelaide.
A cominciare da quella, mortale, infertale, il 5 luglio 1944, nel convento delle suore Orsoline di Gandino
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La violazione mortale dell’intimità
(Lo scandalo)
La foto di quel giorno, scattata nel convento di Gandino (presumibilmente da suor Michelina), ritrae, attorno alla piccola Adelaide, da sinistra: don Cortesi, dottoressa Maggi, suor Lutgarda, dottor Cazzamalli.
Per documentare questa violenza – dopo una breve sintesi delle fasi dell’esame di padre Gemelli esperto incaricato dal Vescovo Mons. Bernareggi – utilizziamo le pagine scritte dall’autore della stessa violenza, ovvero del dottor Cazzamalli, chiaramente evidenziata nel suo libro:
Ferdinando Cazzamalli, La Madonna di Bonate, Bocca Editori, Milano 1951, pp. 43-46.
05 giugno 1944
il Vescovo di Bergamo Monsignor Bernareggi incarica padre Agostino Gemelli, come esperto della Diocesi per l’esame della normalità psichica di Adelaide
30 giugno 1944
Padre Gemelli varca le mura di del convento di Gandino con la professoressa Sidlauskaité, sua stretta collaboratrice, assistente del Laboratorio di psicologia dell’Università Cattolica di Milano. Padre Gemelli si fermerà nel convento di Gandino per tutta quella giornata. Osserverà personalmente la piccola Adelaide e affiderà alla professoressa Sidlauskaitè il compito di eseguire, nei quattro giorni successivi (01-04 luglio) anche durante la notte, altre numerose osservazioni secondo un piano da lui predisposto. Questo esame sarà tradotto in una lunga relazione che padre Gemelli consegnerà al Vescovo.
In questa relazione Adelaide emerge con grande evidenza come una bambina normale.
“E’ da escludersi che si tratti di soggetto anormale in cui la menzogna dia ragione del racconto delle visioni avute” – dichiara padre Gemelli.
05 luglio 1944 ore 15,45
Il giorno successivo all’uscita dal convento della collaboratrice di padre Gemelli, dottoressa Sidlauskaité, don Cortesi introduce nello stesso convento di Gandino, l’occultista, nemico di padre Gemelli, dottor Ferdinando Cazzamalli, per la seconda volta, senza alcun permesso del Vescovo, perché contrasti l’esame del Rettore dell’Università Cattolica ed esperto della Diocesi. (padre Gemelli aveva definito Cazzamalli come: un materialista…che dimostra di ignorare tutto quello che di positivo oggi noi conosciamo sui processi cerebrali e sulle loro correlazioni coi processi psichici).
Scopo di don Cortesi: negare l’esame di normalità di padre Gemelli e iniziare l’Inquisizione su Adelaide.
Così scrive, lo stesso Ferdinando Cazzamalli nel suo libro, sopracitato.
“Il secondo mio incontro colla bambina avvenne il 5 luglio. Si doveva soggiornare tutta la mattina a Gandino, ma un guasto dell’auto ad Albino ci obbligò a ritornare a Bergamo in tram, per ripartire nelle prime ore del pomeriggio con un’altra auto per Gandino dove giungemmo verso le 15,45. Giunto al convento, senza alcun permesso, coadiuvato da don Cortesi, suor Michelina e dott.a Maggi, il Cazzamalli inizia a interrogare Adelaide sulle apparizioni contraddicendo padre Gemelli che aveva esortato la propria assistente, dottoressa Sidlauskaité, a non interrogare Adelaide sulle apparizioni”.
E poi così continua lo stesso Cazzamalli.
“Coll’assistenza di Don Cortesi e della Dott. Maggi ho proceduto al riepilogo delle date e del contenuto delle «apparizioni». Dal 1 maggio al 21 maggio queste si svolsero sempre nello stesso luogo (fraz. Torchio di Ghiaie di Bonate) e sempre alle ore 18.
La 1.a del 13 ebbe come contenuto la visione della Sacra Famiglia. Il Bambino era in braccio alla Madonna; che però passò il Bambino a San Giuseppe, mentre andava parlando colla Adelaide. La Madonna portava manto azzurro, veste bianca, corona in testa e rose ai piedi. La Madonna le disse di andar suora. Alla mia domanda se prima della «apparizione» capisca che ciò sta per avvenire, l’Adelaide risponde: «Sento qualche cosa», nè si riesce a farle spiegare di più.
Le «apparizioni» 2.a, 3.a, 4.a, 6.a, 7.a, 8.a, sono siate identiche alla prima.
La 9a «apparizione» quella cioè del 21 maggio, sempre nel medesimo luogo e nelle medesime circostanze, ebbe nuovo contenuto. La bambina dice di aver visto la solita luce intensa avanzarsi da oriente come globo, nel quale andò differenziandosi l’immagine di una grande chiesa, nella quale sedeva la Sacra Famiglia, e alcuni animali fra cui un cavallo, che uscì a brucare l’erba sul sagrato, sino a che San Giuseppe ebbe a ricondurlo nella chiesa.
La 10a «apparizione» è del 28 maggio (Pentecoste). La visione consisteva nella Madonna colle colombe, come venne descritta al Pittore Galizzi durante il mio primo incontro (successivo al 31 maggio) coll’Adelaide e su domanda di Don Cortesi.
La lla «apparizione» è del 29 maggio. La visione è della Madonna accanto al Bambino. La mano destra della Madonna riposava sulla spalla destra del Bambino, di cui Adelaide vide i riccioli d’oro. La Madonna aveva un manto verde, veste bianca e rose ai piedi.
La 12a «apparizione» è del 30 maggio. La visione è della Madonna e di San Giuseppe. La Madonna tutta vestita di bianco.
La 13a «apparizione» è del 31 maggio ed è quella alla quale io ho assistito. Essa concerne la visione della Sacra Famiglia e cioè la Madonna con San Giuseppe e fra di loro il Bambino. Dice di aver visto la Madonna vestita tutta di rosa e splendente, sia il manto che la veste. Gli Angeli facevano corona «cantando» intorno alla Sacra Famiglia.
Devesi osservare che la bambina appare estremamente restìa a rispondere alle domande sul contenuto delle visioni vuoi per inibizione esterna (don Cortesi, di fronte alla valanga continua di domande da parte di numerosi curiosi, le raccomandò di tenersi riservatissima), sia perché, dopo la infinità di domande, colle quali è stata bersagliata, non è incline a tornarvi sopra”.
In seguito – senza alcun motivo, senza alcun permesso della famiglia Roncalli, senza l’autorizzazione del Vescovo, e in contrasto con padre Agostino Gemelli, che 4 giorni prima aveva esortato la propria assistente a esaminare il comportamento di Adelaide con estrema discrezione, “senza che dalla bambina sia giudicato un esame medico” – il dottor Ferdinando Cazzamalli esegue un esame completo del corpo di Adelaide (fino ai genitali della bimba) coadiuvato da don Cortesi e suor Michelina.
Così continua lo stesso Ferdinando Cazzamalli:
“Procedo ad un riesame somatico-clinico di controllo, date le migliori disposizioni della bambina allo stesso, e questo conferma appieno tutti i dati raccolti col primo. Ancor qui rilevo lo spiccato senso di pudore nell’Adelaide, però senza che ne venga minimamente ostacolato l’esame di proposito completo, e naturalmente espletato col dovuto garbo, delle regioni toracica, addominale e pubica, delle pudende, e s’intende degli arti. Osservo che quando all’esame partecipano o si interessano la dott. Maggi o il Don Cortesi la bambina accenna a coprirsi tirando in giù la camicina, mentre se soltanto coadiuvato dalla Suor Michelina, vado procedendo all’esame, e gli altri se ne disinteressano, occupati come sono a discorrere in disparte fra loro, l’Adelaide si lascia esaminare dal lato reattivo di pudore con maggiore tranquillità.
Cioè l’Adelaide si sente evidentemente più libera da inibizioni esterne, e più tranquilla di fronte all’esame clinico, quando si trova di fronte soltanto a me e a Suor Michelina.
Anche questa volta, come di consueto, durante l’esame l’Adelaide sempre vivacissima compie biricchinate simpatiche, giocando colla mia matita per impedirmi sia la continuazione dell’esame, sia di prendere appunti. Oppure serra gli occhi ridente per ostacolarmi di proposito la ricerca dei riflessi pupillari. Tutto ciò con bella vivacità infantile, serena e gioconda. Dal Don Cortesi che le raccomanda di prestarsi quietamente e docilmente all’esame si fa promettere una passeggiata «ma fuori» intende dal convento e colle sue amichette. Alla espressa possibilità che alle sue amichette non sia concesso il permesso di fare tale passeggiata, ridendo dice che in tal caso prenderebbe un legno e li ammazza tutti (intende gli oppositori alla passeggiata), e così tutto è risolto e le amichette non avranno ostacoli.
Alla offerta mia di qualche caramella dice in primo tempo che non le piacciono. Poi le prende e ne distribuisce a tutti i presenti (Suore, Don Cortesi, Dott. Maggi ed a me) e ne tiene una sola per se. Poi ne accetta alcune per la sera. Mi offre, a mia richiesta, la guancia al bacio tutta sorridente e ricambia un bacio lieve sulla mia guancia. Siamo ormai buoni amici e lo devo al gentile intervento e alla finezza impareggiabile di Don Cortesi e di Suor Michelina.
La bambina è sempre spontanea in ogni suo atto e atteggiamento. Rilevo che, per esempio, vedendomi in attesa della dott. Maggi di corsa corre a cercarla. «Vado io», dice alla suora, «a cercarla» e corre attraverso i cortili e porticati fino a quando l’ha rintracciata e condotta a noi.
Col Don Cortesi è sempre tanto affettuosa. Alla suor Michelina è affezionala assai. La suora ci informa come l’Adelaide preghi non diversamente né maggiormente delle altre bambine, né più né meno, e come giuochi come e tanto e più delle altre. E’ sempre sveglia e pronta. Vive regolarmente e si contiene in tutto e per tutto con normalità.
L’Adelaide d’abitudine (come ho io pure ripetutamente constatato) esce con molta facilità in spontanee osservazioni perspicaci relative ai fatti ambientali. A mia domanda ricorda di avermi visto il 31 maggio (però non specifica la data) e cioè all’ultima «apparizione»; e come ebbi a offrirle la pastiglia contro il mal di ventre, che lei fece assaggiare sciolta alla zia e alla sorella”.
Per giustificare la prevaricazione di ogni diritto, compiuta con visita “di proposito completa” del corpo di Adelaide, Cazzamalli distrugge la figura del padre di Adelaide tratteggiandolo come un ubriacone incallito per far credere che Adelaide è stata concepita in un’ebbrezza del padre e suscitare il sospetto di un incesto da parte dello stesso padre ubriaco sulla figlia.
E così, lo stesso Cazzamalli, conclude:
“Qui vale la pena di riferire una scenetta improvvisamente svoltasi durante l’interrogatorio. Il mattino l’Adelaide era stata visitata dal padre che era accompagnato da un estraneo. (Sul padre corre un’opinione non del tutto favorevole, in quanto il padre e forse altri familiari tenderebbero a sfruttare la situazione creatasi intorno alla bambina, vendendo foto della Adelaide e ricevendo offerte). Il padre come si sa è un bevitore, che assai spesso cade in ubriachezza. Ad un dato momento la dott.a Maggi per ischerzo fa l’atto di metter in capo alla bambina il cappello di don Cortesi. Allora l’Adelaide lo prende nelle mani e dice al don Cortesi di metterselo sbilenco sull’orecchio come fanno gli ubriachi (l’Adelaide aveva sentilo che la suora ci informava della visita mattutina del padre coll’estraneo). D’Improvviso l’Adelaide dice: «Mio padre quando era ubriaco a momenti andava nel fosso e sono andati a prenderlo e portarlo a casa il X e il Y (nomi che non ricordo di suoi fratelli)», e ciò dicendo fa l’imitazione comica perfetta del viso e del capo ciondolante, propria degli ubriachi”.
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Questa violenza è confermata da Monsignor Bramini, difensore di Adelaide nel Processo intentato contro di lei dal Tribunale Ecclesiastico di Bergamo.
Così scrive Monsignor Bramini (celato dietro lo pseudonimo di Argentieri) nel suo libro: La fonte sigillata: storia critica delle apparizioni di Bonate, Roma : V. Scalera, stampa 1955.
“Don Cortesi fece denudare Adelaide perché il Cazzamalli potesse esaminarla…a quella visita era presente lo stesso don Cortesi.”
La mia penna si rifiuta di riferire fin dove fu spinta quella visita.
I due aruspici, don Cortesi e Cazzamalli, credevano di trovare… laggiù la chiave del segreto delle apparizioni.
I demoni dietro loro sghignazzavano e subsannavano.
In quel momento l’angelo custode della bambina dovette coprirsi il viso con le ali.
Innamorata di don Cortesi era necessario che Adelaide toccasse con mano, rabbrividendo, quanto fosse infido quel suo affetto.”
Per capire meglio lo scenario rivelato da Monsignor Bramini occorre precisare che:
il termine aruspici indica i sacerdoti che facevano profezie esaminando nelle proprie mani le interiora delle vittime, allusione al corpo di Adelaide esaminato in quella visita;
il verbo subsannare è un verbo arcaico (usato da Carducci nella poesia “la Chiesa di Polenta”) che significa beffeggiare, dileggiare, irridere;
ricordando “l’infido affetto”, Mons. Bramini rivela che, dopo averla sequestrata, don Cortesi ha suggestionato la piccola di sette anni costringendola a subire un rapporto d’intimità per piegarla alla propria volontà, stroncarla nella psiche, nell’anima e nel corpo, e alla fine costringerla a negare le apparizioni e spegnerne la Luce.
La violenza inferta dal dottor Cazzamalli – con la complicità attiva di don Cortesi e di due suore Orsoline – costituisce la prima orma del doloroso cammino di Croce che Adelaide, chiamata fin da bambina a salire il Calvario e soffrire con Cristo Eucarestia, dovrà compiere.
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Maltrattamenti e umiliazioni
Adelaide è stata costretta per anni a una reclusione forzata nei conventi delle suore Orsoline e delle suore della Sapienza che l’hanno sottoposta a umiliazioni e vessazioni.
Oltre alle dichiarazioni della bimba al Processo intentato contro di lei dal Tribunale Ecclesiastico – nel quale ha dovuto difendersi da sola senza difensore – il documento che attesta questi maltrattamenti si trova nell’Archivio della Cancelleria della Curia Vescovile di Lodi.
Documenti di Monsignor Angelo Bramini riguardanti i fatti di Ghiaie, cartella 1.
E’ l’interrogatorio di suor Celestina ad Adelaide, nell’asilo infantile della Parrocchia di Ghiaie, dell’estate 1948, dopo che Adelaide, condannata dal Tribunale Ecclesiatico di Bergamo, torna a Ghiaie portando sul corpo i segni delle violenze subite nei conventi.
Suor Celestina ha dattiloscritto il suo interrogatorio in più copie.
Eccone alcuni passaggi.
“Se fosse stata là anche lei sarebbe morta di crepacuore” – le ha detto Adelaide fra le lacrime
“Mi strappavano i capelli e io mi mordevo le unghie dalla rabbia. Per non aver scopato dovevo fare le scale in ginocchio baciando ogni gradino. Una volta la Superiora mi ha condotto nel suo studio e mi ha trattenuto quasi due ore per interrogarmi, ma io non ho parlato. Allora mi prese per un braccio e mi diede pugni nello stomaco dicendomi: che cuore hai dentro? Di pietra? Mi ha fatto tanto male che ho sentito dolori per tre giorni. Poi mi mandò via dicendomi: Va’ che non ti voglio più vedere brutta indemoniata! Se vai a casa non tornare più! Va’ all’inferno invece di ritornare qui ancora, che ne abbiamo abbastanza di te!. Anche a scuola non capivo mai niente, ero sempre in pensiero perché mi trattavano così male anche quando ero interrogata. Allora erano parole e castighi…”
Innumerevoli altre sono state le violenze inferte ad Adelaide dall’Inquisitore e dalle suore.
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La distruzione della persona
(il ritratto mostruoso)
Adelaide è stata presentata come un orribile mostro nel libro, già citato, dell’inquisitore don Cortesi (Il problema delle apparizioni di Ghiaie), che costituisce un documento probante delle violenze inferte ad Adelaide.
Ne riportiamo di seguito alcuni stralci.
“Testarda, ottusa, irrequieta, esibizionista, vanitosa, abilissima nell’inganno, furbissima, allucinata, superbetta, traforella, conscia della sua astuzia, torva, monella, folletto, forsennata, insolente,
precoce malizietta che conosce e insegna la bugia, si atteggia a diva, che ama acconciature singolari, gingilli d’ornamento, indumenti appariscenti e sgargianti, che brama approvazioni e nasconde la sua meschina vergogna, gonfia di boriuzza, scodinzola, sfringuella, gode di essere vezzeggiata, cerca i primi posti, si alza per sovrastare tutti, posa a fanciulla prodigio, smaniosa di distinguersi, spiritosa, loquace, sguaiata, infatuata di sé, sovraeccitata, sensuale, bramosa del frutto proibito, ninfetta oreade,
l’anima di Adelaide è terribilmente complessa e anfrattuosa. Un nodo di vipere, uno scrigno chiuso custodito da sette draghi”. (Ninfetta oreade significa bimba depravata capace di suscitare forti desideri erotici)
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Processata dalla Chiesa, a 8 anni,
sola e senza difesa
A luglio, del 1945, dopo esser stata sfiancata da una incessante flagellazione ad opera delle suore Orsoline di via Masone in Bergamo, in obbedienza a un ordine di don Cortesi, Adelaide viene trasferita al convento di Ranzanico, un piccolo paese sul lago d’Endine nella Valcavallina, poco distante da San Paolo d’Argon, paese natio di don Cortesi,
da dove lui raggiunge agevolmente il convento di Ranzanico, la sera, in bicicletta, per impadronirsi di Adelaide, con la connivenza delle suore, terrorizzandola in lunghi, asfissianti e angosciosi interrogatori notturni, fuori dal convento, su un prato.
Questo feroce supplizio, attuato nell’oscurità, consentirà a don Cortesi di piegare Adelaide e costringerla, per non morire, alla confessione,
che avverrà, nel covento di via Masone in Bergamo, poche settimane dopo, mercoledì 13 agosto 1945,
motivo strumentale e necessario per accusarla e sottoporla a processo, “celebrato”, presso il convento delle suore della Sapienza di via san Giacomo, in un Tribunale Ecclesiastico, istituito, nel maggio 1947, contro Adelaide.
che, lasciata sola, senza alcuna difesa, a 10 anni, e messa a confronto col suo persecutore, sarà condannata, in nome della Chiesa, secondo le accuse formulate da don Cortesi, confermando il ritratto mostruoso da lui tracciato.
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La Chiesa distrugge la vocazione e la Missione Eucaristica affidata dal Cielo ad Adelaide
Mons. Merati, arcidiacono della Cattedrale e Presidente del Tribunale Ecclesiastico, che l’ha terrorizzata e costretta a confessare per la seconda volta, nel febbraio 1954 parte per Roma, dov’è di casa,
e al Sant’Uffizio, ricordando agli ecclesiastici che lo detengono, quanto sia importante Bergamo per la sopravvivenza economica della Curia Vaticana,
ottiene all’istante un atto di annullamento della vestizione di Adelaide,
col quale si presenta immediatamente al vescovo di Lodi monsignor Benedetti, costringendolo a invalidare la vestizione di Adelaide, tornando poi, in gran fretta, a Bergamo per intimorire la Madre Generale delle Sacramentine e obbligarla a cacciare Adelaide dal convento di Lavagna pena la soppressione dell’Ordine.
Gli effetti della sua azione demolitrice sono spaventosi. Madre Elisa, che morirà poco dopo di crepacuore, telefona immediatamente a suor Alipia supplicandola di espellere Adelaide, e suor Alipia riunisce il capitolo delle suore del convento comunicando a tutte la terribile minaccia portata a Madre Elisa.
«Se l’Ordine Sacramentino sopravvive, Adelaide un giorno potrà tornare da noi, altrimenti tutto sarà finito per sempre» dice loro, suor Alipia, implorandole di accettare l’intimazione del Sant’Uffizio.
Ma solo una parte delle suore raccoglierà l’appello. Determinate a non sottostare a quell’ordine immotivato e brutale, le più giovani circondano Adelaide e chiedono alla Madre di non allontanarla.
«Vi scongiuro di obbedire!!» grida loro disperata Madre Alipia. La sua accorata richiesta però, si frantuma nella confusione delle urla dei due gruppi avversi di suore in lotta fra loro: quelle che vogliono salvare l’Ordine e quelle che vogliono salvare Adelaide.
La vestizione di Adelaide diventa, così, oggetto di un contrasto insanabile, risolto alla fine con l’esclusione violenta di Adelaide, cacciata dal convento con un colpo di mano.
Quella stessa notte viene rinchiusa in gabinetto dalle suore avversarie, caricata poi, su un’automobile della Curia, e, senza avvisare nessuno, come una delinquente, portata a Roma, a “Palazzo Salviati”, un albergo di Roma gestito dalle Sacramentine, dove sarà ridotta allo stato di sguattera.
La falce del sacro violento della Chiesa, si abbatterà poi, sulle suore ribelli. Cacciate dal convento, saranno ridotte allo stato laicale, zittite per sempre.
Adelaide non ha scampo. Il suo destino è segnato. Non deve diventare suora! Adelaide. Non potrà mai essere la sposa di Cristo!
E per tutta la vita dovrà portare il marchio infernale impresso sulla sua persona dalla Chiesa mediante un suo stimato membro, che farà carriera diventatndo Monsignore fino ad essere proposto per l’elezione a Vescovo di Bergamo.